Senatrice della Repubblica Italiana della XVIII Legislatura 2018-2022
Per garantire sicurezza e privacy ai pazienti è necessario adottare modello di ospedale a stanze singole
Per garantire sicurezza e privacy ai pazienti è necessario adottare modello di ospedale a stanze singole

Per garantire sicurezza e privacy ai pazienti è necessario adottare modello di ospedale a stanze singole

Con diversi stati di avanzamento sono in corso importanti ristrutturazioni dei tre maggiori ospedali del Friuli Venezia Giulia.

Un aspetto di fondamentale importanza per gli ospedali, forse poco noto e senz’altro trascurato dalla Regione FVG, è quello di assicurare il rispetto della privacy e della dignità delle persone, oltre alla prevenzione delle infezioni, costruendo ospedali il più possibile a stanze singole, con un secondo letto per un eventuale accompagnatore.

Un tempo c’erano enormi corsie ospedaliere, 25 letti allineati nei corridoi e stanzoni con 12-15 letti, poi progressivamente nel tempo le stanze sono diventate più piccole, a due o a quattro posti. Con le ristrutturazioni in corso, la Regione sta costruendo ospedali che hanno per la gran parte camere a due o a tre posti. Evidentemente ritiene che così siano sufficientemente “moderni” e adeguati per i prossimi decenni. I nostri ospedali del futuro.

Però il problema principale resta: le stanze ospitano ancor meno degenti di una volta, ma si continua, e si continuerà a condividere la stanza, e la vita in ospedale, con persone estranee.

Se solo gli amministratori regionali che si sono avvicendati negli anni avessero messo il naso fuori dalla propria porta, si sarebbero accorti che il mondo della sanità già da tempo, e da ben prima della pandemia, sta andando in un’altra direzione.

Dieci anni fa l’oncologo Umberto Veronesi affermava la necessità di avere “ospedali che possano garantire una camera singola ad ogni malato e la possibilità di ricevere i propri cari durante tutto l’arco della giornata. Anche questa è etica. Anche questo serve a guarire. Costa ma serve”[1]. Nello stesso periodo Renzo Piano progettava l’ospedale composto tutto da stanze singole con finestre affacciate sul verde.

In diversi Paesi europei si sono costruiti negli anni sempre più ospedali in tutto o in gran parte a camere singole, e lo stesso è stato fatto anche in alcune sedi in Italia (ospedale di Siracusa[2], Gaslini a Genova[3]).

La pandemia Covid ha impresso un’ulteriore spinta in questo senso, tanto che nel Regno Unito il governo ha preso l’impegno di costruire o ristrutturare d’ora in poi tutti gli ospedali con il 100% di stanze singole[4], in base alla considerazione che su questo aspetto l’Inghilterra, che da anni costruiva di regola ospedali con il 50% di camere singole, fosse “lagging behind”, in ritardo rispetto ad altri Paesi, dove le stanze singole già costituivano la norma.

In gran parte d’Italia, e ovunque in Friuli Venezia Giulia, le persone ricoverate continuano a vivere, a dormire, a soffrire accanto a estranei, davanti ai quali capita anche di parlare di questioni personali e delicate della propria vita, e proprio in momenti di disagio, sofferenza e preoccupazione. A questo si aggiunge la separazione dai propri cari, perché la presenza continua di un familiare sarebbe possibile, e accettabile, solo in una camera singola.

Non si tratta però “solo” di una questione di rispetto di privacy e dignità (che in ogni caso fa parte delle buone cure), vi sono importanti aspetti di carattere prettamente sanitario che indicano la degenza in una stanza singola.

Prima di tutto il controllo delle infezioni: l’Italia ha purtroppo il primato in Europa per le morti da infezioni da germi resistenti agli antibiotici, 11.000 morti all’anno in Italia nel periodo pre-Covid a fronte di 33.000 in tutta Europa[5],[6].  In questo contesto è degno di nota il fatto che l’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) nelle statistiche sui fattori di rischio per le infezioni ospedaliere effettua il monitoraggio delle percentuali di letti in stanza singola negli ospedali dei diversi Paesi, e purtroppo l’Italia non brilla[7].

European Centre for Disease Prevention and Control. Point prevalence survey of healthcare-associated infections and antimicrobial use in European acute care hospitals, 2016-2017. Stockholm: ECDC; 2023

Durante la pandemia un’importante fonte di diffusione dei contagi sono stati proprio gli ospedali e, per un’infezione respiratoria, non dare importanza al fatto che i degenti siano costretti a respirare la stessa aria ventiquattr’ore al giorno vuol dire proprio non vedere il pachiderma nella stanza.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera l’edilizia ospedaliera un cardine della preparazione a future possibili pandemie e, nella pubblicazione 2023 “Hospitals of the future-A technical brief on re-thinking the architecture of hospitals”[8] suggerisce quale migliore soluzione le stanze singole da impiegare in modo flessibile, per esempio utilizzando il secondo letto (quello dell’accompagnatore) in caso di maxiemergenze.

Inoltre, la possibilità di avere accanto un accompagnatore ha una valenza sanitaria fondamentale. Gli anziani con problemi di demenza, che tendono a peggiorare se circondati da estranei in ambienti a loro sconosciuti, traggono enorme beneficio dalla presenza di un proprio caro. Questi può anche diventare uno sgravio di lavoro per il personale, occupandosi di alcune semplici necessità assistenziali, come aiutare il paziente a mangiare, a spostarsi nel letto, o segnalare alcuni problemi.

Molte persone ancora considerano “normali” le stanze a più letti negli ospedali, e ritengono si tratti solo di una questione di comfort alberghiero, che non ha a che vedere con la qualità e gli esiti delle cure. E sotto sotto, forse è ancora diffusa una mentalità per cui il servizio pubblico, gratuito e universale, non sia un diritto ma una sorta di opera di carità. “Chi vuole il lusso di una stanza singola, se la paghi”.

Più preoccupante è il fatto che vi siano anche operatori sanitari che continuano a ritenere che le camere singole siano superflue e, soprattutto, troppo costose. Ma forse si occupano di altro, e non sanno che esperti del settore, architetti e ingegneri che lavorano nell’ edilizia sanitaria, considerano i costi sì maggiori, ma probabilmente sostenibili, tenendo conto anche dei risparmi derivanti dalla riduzione delle infezioni e quindi dei giorni di degenza, delle invalidità, dell’impiego di terapie costose…

Appare invece meno comprensibile che la Regione Friuli Venezia Giulia, con la necessità, e l’occasione della ristrutturazione di tutti e tre i suoi principali ospedali, paia non aver tenuto conto di evidenze scientifiche e orientamenti internazionali e, invece dell’ospedale del futuro, stia costruendo gli ospedali del passato. 


[1] https://www.ilgiornale.it/news/sanit-veronesi-camere-singole-e-orari-visita-liberi-923701.html

[2] https://www.lasicilia.it/cronaca/ecco-il-nuovo-ospedale-di-siracusa-avra-solo-stanze-singole-video-1134450/

[3]https://www.ilsecoloxix.it/genova/2022/11/15/news/genova_ecco_il_progetto_del_nuovo_gaslini_stanze_singole_padiglione_per_le_emergenze_aree_verdi_e_laboratori-12241365/

[4] https://www.medscape.co.uk/viewarticle/single-rooms-only-new-hospitals-2022a10028j3

[5] https://www.oecd.org/health/Addressing-burden-of-infections-and-AMR-associated-with-health-care.pdf

[6] https://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(18)30605-4/fulltext

[7] https://www.ecdc.europa.eu/sites/default/files/documents/healthcare-associated–infections-antimicrobial-use-point-prevalence-survey-2016-2017.pdf

[8] https://iris.who.int/bitstream/handle/10665/367954/WHO-EURO-2023-7525-47292-69380-eng.pdf?sequence=1

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