“Studi internazionali dimostrano i benefici, in termini di ripresa delle proprie funzioni, riduzione delle complicanze cardio-vascolari, abbassamento degli indici ormonali di stress e riduzione della degenza che possono scaturire attuando un regime più aperto delle regole che governano la presenza dei familiari e dei visitatori nelle terapie intensive e in genere nei reparti a più alto impatto tecnologico”.
‘È invece dimostrato che la separazione dai propri cari è motivo di grave sofferenza del paziente e che uno dei bisogni più importanti dei familiari è quello di stare accanto al proprio caro e ricevere informazioni, con il risultato di ridurne l’ansia e facilitare il recupero psicofisico. L’apertura di tali reparti e la presenza dei familiari accanto al malato non sono pertanto una “concessione”, ma rappresentano una scelta utile e motivata, nonché una risposta efficace ai bisogni del malato e della sua famiglia’.
Queste affermazioni sono tratte dalle Linee per la Gestione del Servizio sanitario regionale del Friuli Venezia Giulia del 2017. Le Linee 2019 confermano pienamente i programmi che prevedono la possibilità di accesso nei reparti senza limite di tempo e orario a un congiunto, familiare, amico o badante, e della presenza di questi anche nel corso della visita medica o dell’esecuzione delle procedure assistenziali.
Vi sono state negli ultimi giorni, a Trieste, numerose segnalazioni di episodi in cui la presenza di un congiunto accanto all’ammalato sarebbe stata negata per tutta la durata della permanenza al Pronto Soccorso. Si tratta per lo più di casi di persone anziane, per le quali lo stazionamento per ore in ambienti estranei e talora caotici, e con la presenza di sole persone sconosciute, è risultata fonte di grave disagio e preoccupazione.
Tali segnalazioni impongono la massima attenzione, al fine di immediate ed efficaci azioni correttive.
Laura Stabile